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Oggi introduco un tema che mi incuriosisce: il Food Marketing.
Giorni fa ho ricevuto il volume Food Marketing 2.0 di Ida Paradiso edito Astro.
Il taglio del manuale è da addetti ai lavori. È ben diviso, e pieno di esempi concreti che fanno capire il concetto anche a noi profani della materia.
Il focus è sul Made in Italy, Ida Paradiso riporta una statistica di KPMG secondo la quale Made in Italy è il terzo marchio immediatamente riconoscibile nel mondo, dopo Coca Cola e Visa.
La qual cosa costituisce una responsabilità, ed è soggetta a diverse norme che la regolano e la proteggono. Occorre maneggiarla con cura. E’ un brand.
L’autrice parte da questo concetto per portarci nelle fessure del Food Marketing relativo al Made in Italy, tanto che il sottotitolo è proprio “Vendere il Made in Italy nell’era digitale”.
La scrittura è scorrevole, la lettura interessante per chiunque voglia informarsi sulla materia, io per prima.
Sul Magazine partirà una pagina dedicata alla scrittura attorno al cibo, per descriverlo, definirlo, promuoverlo e farlo conoscere al meglio.
Collaborerà alla rubrica Ida Paradiso alla quale ho fatto l’intervista che leggete qua sotto.
Ciao Ida, nel tuo curriculum leggo che sei una professionista di Marketing strategico e Food Marketing. Qual è il tuo percorso di studi e professionale?
Il mio percorso è cominciato studiando comunicazione visiva, tanti libri e corsi fa. Ammetto di essere un po’ secchiona, quindi non ho mai smesso di studiare da allora, anche durante gli anni in cui ho svolto attività di consulenza e formazione nell’ambito del business management e dei progetti europei. Il Marketing però, insieme alla cucina ed all’Arte, è la mia passione da sempre.
Perciò oltre quindici anni fa ho deciso di specializzarmi come consulente di Food Marketing per il Made in Italy.
Non è stato affatto facile, perché negli anni passati in Italia non se parlava affatto. Solo recentemente il tema ha cominciato ad acquisire rilevanza. Per questo tutti i miei studi di approfondimento sono stati fatti su testi esteri che, insieme all’esperienza fatta sul campo con le aziende, mi hanno portato ad elaborare un modello di “via mediterranea” al food marketing, con metodologie e strumenti specifici per la valorizzazione del Food&Wine Made in Italy, descritto nel libro “Food marketing, Strategie e Strumenti per Made in Italy”, pubblicato nel 2017.
Qual è il tema centrale che sviluppi nel libro Food Marketing 2.0 – vendere il Made in Italy nell’era digitale?
In questo nuovo libro, ho aggiornato gli strumenti e le strategie di food marketing mediterraneo (presenti nel precedente libro) alla luce dell’evoluzione digitale del settore, con particolare attenzione ai prodotti enogastronomici del Made in Italy e adeguando logiche e strumenti alla questa nuova realtà phygital.
Le metodologie di marketing descritte nel libro tengono conto delle specifiche fisiologiche, psicologiche, antropologiche e culturali del cibo e descrivono come usarle per veicolare il valore culturale dei prodotti enogastronomici, elaborando strategie di promozione e comunicazione mirate al superamento della distinzione tra offline e online, proponendo un nuovo approccio con “un piede online ed un piede onland”.
“Perciò oltre quindici anni fa ho deciso di specializzarmi come consulente di Food Marketing per il Made in Italy“
Ho utilizzato un linguaggio chiaro e semplice per aiutare i lettori (tecnici o semplici appassionati) ad orientarsi nel “Food& Wine 2.0” ed a comprenderne i nuovi strumenti digitali per competere efficacemente nello scenario post Covid.
Oltre ad un quadro aggiornato e completo del digital food, infatti, il libro fornisce strumenti ready to use e consigli pratici per valorizzare al meglio le eccellenze agroalimentari italiane.
Nei canali digitali, infatti, non è possibile toccare, assaggiare o sentire il profumo di un prodotto e ciò rende più difficile la vendita di prodotti poco conosciuti, tipici o di nicchia.
Per questo è necessario individuare gli strumenti di marketing e promozione più adatti per promuovere le eccellenze Food&Wine Made in Italy.
Insomma, vi propongo un Food marketing che, tenendo ben salde le radici al terreno (storia, tradizioni, cultura, artigianalità, territorialità, etc.) possa dare al Made in Italy le ali più moderne ed innovative per volare in alto.
“In questo nuovo libro, ho aggiornato gli strumenti e le strategie di food marketing mediterraneo”
Io sono una foodblogger e sempre più le aziende si appoggiano al mondo dei blog per pubblicizzare i loro prodotti. A tuo parere questo è il futuro?
Beh, possiamo dire che è già il presente. Ormai quasi sempre all’interno dei piani di promozione delle aziende vengono previsti dei budget per attività di influencer marketing (perché nel bene o nel male i food blogger rientrano in questa categoria).
Tuttavia, in questo momento c’è un proliferare continuo di nuovi blogger, influencers (o sedicenti tali), che si propongono anche senza grande professionalità, e questo sta generando molta confusione.
Per un’azienda, infatti, può essere molto difficile comprendere se ottiene o no un reale beneficio, rivolgendosi ad un food blogger oppure no.
Il consiglio che posso dare è di guardare sempre il tasso di conversione, cioè quanti acquisti riesce effettivamente a generare la collaborazione con quello specifico blogger.
Il resto (like, follower acquisiti, condivisioni, etc.) non sono altro che vanity metrics, ossia risultati che hanno come unico effetto la gratificazione personale dell’imprenditore, senza portare fatturato.
Cosa pensi dei nuovi social emergenti, sono d’aiuto alle aziende?
Immagino tu ti riferisca a social network come TikTok, Clubhouse, etc.
In molti casi questi nuovi social sono soltanto delle mode, destinate ad esaurirsi tanto velocemente quanto sono esplose. Innanzitutto è bene ricordare che l’uso di una singola piattaforma, scollegata da una strategia di social media marketing, difficilmente porta a risultati solidi e duraturi.
I social network sono solo degli strumenti e come tali possono essere utili o meno a seconda dei casi, a seconda degli obiettivi, della tipologia e del posizionamento strategico di una specifica azienda.
Non esiste, quindi, una risposta giusta o sbagliata.
L’importante è valutare caso per caso quali social sono più “coerenti” con la strategia aziendale. Un consiglio però si può dare: non buttarsi subito nella mischia, investendo tempo, risorse e budget nel social “più figo del momento”. È meglio aspettare per verificare se sta davvero nascendo una nuova stella o invece è una meteora destinata a spegnersi rapidamente.
Ti occupi anche di ristorazione, il loro marketing è cambiato nell’epoca del dopo Covid?
Beh diciamo che avrebbero dovuto cambiarlo, per poter ripartire nella maniera giusta dopo la pandemia (ammesso che questo si possa considerare davvero un “dopo”), che ha completamente stravolto il modello classico di business basato sulla Sala.
Il blocco degli accessi fisici, il moltiplicarsi dei canali digitali e del volume di richieste di asporto avrebbero dovuto indurre i ristoratori a riorganizzarsi rapidamente, adeguando la propria proposta al mutato scenario.
Molti però non lo hanno fatto, semplicemente chiudendo la propria attività, in attesa di un ritorno della società alle condizioni pre-Covid, aspettando un reset irrealizzabile.
Ma le riaperture non sono state continuative e, dopo oltre un anno di forzati stop & go, sono sopravvissuti (in molti casi addirittura aumentando il fatturato) solo i ristoratori che hanno compreso subito il cambiamento in corso, rimodulato il proprio modello di business per competere nel nuovo contesto.
Ida Paradiso, esperta di marketing strategico, da oltre quindici anni si è specializzata nel Food Marketing, a supporto delle eccellenze enogastronomiche italiane e del Made in Italy.
Svolge attività di consulenza per la promozione e l’export sia nel settore della ristorazione, sia per aziende agricole e agroalimentari, strutture turistiche e di ospitalità rurale.
Formatrice e docente, ha all’attivo diverse pubblicazioni e scrive per magazine enogastronomici e portali web di settore.
Sempre alla ricerca di nuovi campi di sperimentazione, da alcuni anni riveste anche il ruolo di UX & UI Designer per APP, Realtà Virtuale e Realtà Aumentata, che considera le nuove frontiere di comunicazione e marketing.
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