
CHI BEN COMINCIA – colazione a basso IG
Ricette dello showcooking del 15 marzo
Natale in stile Vittoriano, il racconto è tratto dal libro: Un tè con Mr Darcy di Silvia Casini, Raffaella Fenoglio, che sono io e Francesco Pasqua. È un libro che racconta e aiuta a riprodurre a casa propria, la magia dei veri tea party inglesi.
Se anche tu subisci il fascino intramontabile del periodo della Reggenza, l’eleganza dell’epoca vittoriana e tutto il romanticismo di uno stile di vita dorato, fatto di conversazioni garbate, danze coinvolgenti, tazze di tè fumanti, modi gentili da dandy, cavalleria e incontri conviviali, sei nel posto giusto.
Visto che il Natale si avvicina perché non trovare ispirazione dalla pagina del: Natale in stile vittoriano
Il fulcro delle festività vittoriane è proprio l’albero di Natale, che fa la sua comparsa dopo il matrimonio tra Alberto di Sassonia Coburgo Gotha e la regina Vittoria, che ne importò la tradizione dalla Germania.
Nacque così il commercio natalizio degli abeti che venivano importati soprattutto dai paesi nordici e delle decorazioni provenienti dalla Germania. Le signore, infatti, iniziarono a dedicare molta cura agli addobbi natalizi acquistando preziose palline, delicati angeli, piccoli e costosi oggetti da appendere e da tramandare alle generazioni successive.
Non mancavano poi i mazzetti di vischio sotto cui baciarsi, l’agrifoglio e irami di pino e abete. A partire dal 1843 iniziarono anche a circolare le cartoline natalizie, soppiantando le lettere di auguri.
Erano dipinte a mano, litografate e potevano contenere frasi serie o divertenti. Per giunta, un altro fenomeno commerciale che nacque nell’epoca vittoriana e si sviluppò col Natale ebbe inizio nel 1848, quando il pasticcere Tom Smith inventò un nuovo modo di vendere i dolci.
Traendo spunto da un viaggio a Parigi, dove aveva osservato la diffusione dei bon bon (i confetti avvolti in foglietti di carta), decise di lanciare l’idea del cracker di Natale (Christmas cracker), un semplice pacchetto pieno di dolci che si rompeva rumorosamente.
Erano una sorta di Baci Perugina e contenevano una frase carina, ma ben presto arrivò l’idea del botto: i cracker, infatti, grazie a una striscia di carta impegnata di fulminato d’argento, esplodevano per frizione all’apertura.
Successivamente, i dolci vennero sostituiti da piccoli regali, mentre i cracker vennero utilizzati in vari modi: appesi all’albero,
come segnaposti o come decorazioni domestiche.
Passando al lato gastronomico, il banchetto natalizio vedeva riuniti i parenti, gli amici e i vicini di casa. Al brindisi iniziale partecipava anche la servitù. Non era prevista la Messa di mezzanotte, bensì la funzione mattutina.
Il giorno di Natale era dedicato a un pranzo abbondante, ma anche alle visite fra buoni vicini, ai giochi con i pargoli, ai balli, ai canti, allo scambio dei doni. Chi alla vigilia, chi la mattina di Natale, chi subito dopo il pranzo, i vittoriani onoravano questo rituale pensando a grandi e piccini.
Inoltre, dato che l’epoca vittoriana era alla ricerca di una nuova spiritualità, iniziò a diffondersi il caroling: gruppi di cantori che andavano di porta in porta cantando, sperando di racimolare cibo e piccole mance per trascorrere meglio le feste.
Di solito, il giorno di Natale era un giorno propizio per il caroling, ma anche il giorno dopo Natale non era da meno, perché esisteva l’usanza del boxing day. Il giorno di Santo Stefano, ossia il 26 dicembre, era noto come boxing day perché, dopo aver festeggiato in famiglia, i più ricchi scendevano nelle strade con scatole e cestini che regalavano ai poveri.
In pratica, era il giorno della carità.
Anche l’emblema di SantaClaus cominciò a svilupparsi in quest’epoca nel mondo anglosassone. E poco a poco, invece che dalla Germania, Santa Claus iniziò a fare il suo magico viaggio dal Polo Nord.
Un tè con Mr Darcy– il libro
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