Focaccia di zucchine con regista genovese

Cibo letteratura, cibo cinema, questa la mission del blog come si diceva nell’articolo precedente. Ma non sempre il cinema si occupa di cibo, eppure dietro la macchina da presa ne gira parecchio.

Registi, macchinisti, troupe, attori e comparse..come si nutrono?

Registi, macchinisti, troupe, attori e comparse trascorrono ore e ore, a volte giornate intere a girare le scene di un film, e di certo non restano a digiuno per tutto quel tempo.

A chi chiedere cosa succede nel cono d’ombra precluso a noi spettatori comuni?

Ho intercettato Alessio Rupalti giovane regista genovese trapiantato a Roma che trascorre le sue giornate dietro la macchina da presa. Stava transitando in Riviera di ritorno dal Festival di Cannes e noi cannibali ne abbiamo approfittato. Alessio, nato a Genova 1986, (ma quanto è giovane? Non si vergogna nemmeno un po’?) ha cominciato a realizzare i suoi primi cortometraggi a Genova ottenendo nel 2011 il riconoscimento come Miglior Talento ligure e una lettera di congratulazioni dal Presidente della Repubblica di allora, Giorgio Napolitano. Lo stesso anno si è trasferito a Roma dove ha collaborato con il maestro Pupi Avati, lavorando inizialmente come assistente alla regia, per arrivare poi a ricoprire il ruolo di secondo aiuto regista. Nel 2015 ha ricevuto il Premio Italia Giovane.

Suoi i cortometraggi Il problema da risolvere e Valeria.

Cercavo qualcos’altro, in concorso al David di Donatello 2015, ha ricevuto una pioggia di premi in giro per i mondo ed è stato recentemente acquistato da Rai Cinema.
Raffaella: Ciao Alessio, di cosa ti sei occupato in questi ultimi tempi?

Alessio: In questo periodo mi stanno chiedendo di girare spot pubblicitari, quelli di tipo emozionale nei quali in pochi secondi devi raccontare una storia che arrivi al cuore, più che vendere un prodotto.

R: In pratica tra cortometraggi, film o spot, tu vivi la quasi totalità del tempo sui set. Noi cannibali vorremmo sapere come e cosa mangiate dietro la macchina da presa.

A: Bella domanda, non mi ero mai soffermato su questo aspetto fino a che non sono venuto qui a Roma e sono entrato a lavorare in grandi produzioni. Capirai il mio stupore quando mi sono accorto che all’ora di pranzo ci veniva consegnato un cestino, contente un pasto completo. In pratica una scatola con primo, secondo e dolce.

R: Un cestino stile quelli della colonia estiva?

A: Sì, lo stile è quello, ma non sono tutti uguali hanno diversi colori. Quello rosso, ad esempio, che è caratterizzato dal primo al sugo, quello bianco con un primo appunto in bianco e poi c’è anche il vegetariano se si vuole rimanere leggeri. Esiste una minima scelta per variare.

R: Quindi avete anche quelli kasher, o per celiaci o intolleranti al latte…

A: No, non ricordo queste distinzioni, ricordo però una mia collega che, essendo celiaca, si portava le cosa da casa.

R: Ma comunque cestino o meno dietro la cinepresa vige la democrazia culinaria…

A: Sì e no. Ci sono quelli schizzinosi che si portano il mangiare da casa, o i divi che la produzione tratta in modo diverso. Ricordo di un’attrice americana che per la pausa pranzo non l’aspettava una scatola colorata ma un’auto che la accompagnava al ristorante.

R: Invece quando sono gli attori a dover mettersi a tavola per esigenze sceniche, cosa succede, fingono o mangiano veramente?

A: In quei casi perché la recitazione sia efficace normalmente si consiglia agli attori di arrivare sul set a digiuno. La cosa divertente è che ad ogni ciak i piatti e i bicchieri vengono riempiti da capo e l’attore deve mangiare sempre come se fosse la prima volta. Finita la scena, se in tavola c’è del vino, gli attori si alzano ubriachi. A questo proposito mi viene in mente un film che ho visto molte volte da piccolo: Il primo cavaliere di Jerry Zucker. In una scena c’è Ben Cross che si sta mangiando della carne e quando viene interrotto dall’arrivo di un soldato dice “Lasciatemi finire il mio mangiare”. Premesso che adoro quel film, quella scena mi fece sorridere perché ogni volta penso tra me e me “A chi sarà rivolta quella frase, all’attore davanti a lui o al regista che lo avrà interrotto mille volte?” Per quanto riguarda il bere, non manca mai soprattutto d’estate. Ricordo addirittura che un attore durante le riprese di un film mi chiese di fargli trovare sempre nel camerino una lattina di coca cola gelata.

R: Ad Alessio-spettatore, quale scena riguardante il cibo ha colpito?

A: Non vado a pescare cimeli storici del cinema perché risulterei banale forse ma è comunque difficile trovare un film dove non si sia stata fatta una scena intorno ad un tavolo, dopotutto il cinema è il racconto della vita e come si può vivere senza mangiare? Comunque non posso non pensare alle tavolate dei film “Le Fate Ignoranti” e “Saturno Contro” di Ferzan Ozpetek, alla scena del film “Edward Mani di Forbici” di Tim Burton dove Jonny Depp serve l’arrosto tagliato con le sue mani oppure “Mangia Prega e Ama” di Ryan Murphy con una Julia Roberts che ti fa sentire il gusto del cibo attraverso le sole immagini grazie alle sue espressioni facciali mentre mangia.

R: A proposito di Roma, come ti trovi nella capitale, dal punto di vista culinario?

A: Benissimo! Anche se recenti mie intolleranze mi hanno obbligato a ridimensionare un po’ la mia dieta. Tra i primi piatti sono però sempre andato matto per la carbonara mentre mi piace meno l’amatriciana. Non parliamo poi dei supplì che trovo squisiti e ne mangerei a quantità smisurata insieme alla porchetta di Ariccia e alla pizza. Ultimamente ho anche riscoperto una passione per i Saltimbocca alla romana.

R: I Cannibali Vegetariani vanno pazzi per la pizza capitolina! E Roma è piena di forni che fanno delle pizze fantastiche!

A: Si qui va tantissimo la pizza al taglio. Non ti dico il profumo e la varierà di condimenti che usano. I piccoli forni poi sono sempre pieni di gente, soprattutto di stranieri che si fotografano mentre addentano la pizza. Pensa che c’è una pizzeria in centro che fa una delle pizze più buone che abbia mangiato qui a Roma e questo è confermato dalla lunghissima coda che c’è ogni sera per riuscire ad entrare.

R: Vedo che ti sei ambientato perfettamente, e la cucina genovese non ti manca?

A: Da morire! Io vado matto per il pesto, le torte di verdure, la focaccia di Genova. Ne faccio scorpacciate quando torno a casa. Sai che la focaccia andrebbe mangiata con la crosta verso il basso? Perché così la parte più saporita si poggia direttamente sulle papille gustative e te la godi di più. Me l’ha detto un mio amico genovese fornaio.

R: Interessante. A me piace tuffarla nel caffelatte, è favolosa! E di Alessio-cuoco cosa possiamo dire? Per esempio cosa cucini di preferenza?

A: Premesso che non amo cucinare, diciamo che me la cavo con le torte salate. Ultimamente mi sono specializzato in una con una super quiche fatta con pasta sfoglia, uova, stracchino e salsiccia. È buona appena fatta e ne avanza per l’indomani cosa da non sottovalutare per chi non ha molto tempo per cucinare.

R: Uova, salsiccia e stracchino? Una cosa leggerina insomma (tralasciamo la sfoglia comprata che ha fatto drizzare le piume alle civette) ad ogni modo apprezziamo lo sforzo, ma ci sono ampi margini di miglioramento. E ora, a parte un esame della colesterolemia, quali sono i tuoi progetti nel prossimo futuro?

A: Sto lavorando su diverse cose. Una commedia ambientata in Sicilia e un lungometraggio da girarsi in Emilia e che coinvolgerebbe l’arte del territorio e soprattutto la diversa prospettiva attraverso la quale noi italiani vediamo l’estero e come dall’estero vedono noi.

R: Grazie Alessio per la tua disponibilità! (lo vedo un po’ pallido, da buona cannibale l’ho spremuto un po’ troppo).A proposito di attori che devono mangiare sul set mi viene in mente la famosa scena dei fagioli di Terence Hill in Lo chiamavano Trinità. Pare che Sergio Leone abbia lasciato il povero Don Matteo a digiuno per tre giorni per farglieli ingurgitare in quel modo! Rimane una delle sequenze più belle di sempre.

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