Cibo, sesso… piacere?

Cibo, sesso… piacere?

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CIBO, SESSO… PIACERE? Tra i binomi che vanno per la maggiore quello cibo-sesso è tra i più gettonati.

Si dice che alcuni cibi siano afrodisiaci, che una cenetta a lume di candela porti a un dopocena movimentato (ma perché non può essere una colazione a proseguire in camera da letto? Bo!), che l’uomo che cucina sia sexy (su questo dovremmo discutere), che al supermercato sia facile fare incontri interessanti…insomma sul cibo-sesso circola un cumulo di luoghi comuni dei quali parleremo col nostro esperto il Dottor Carlo Trecarichi Scavuzzo.

Carlo Psicologo, Psicoterapeuta e Sessuologo, oltre a svolgere la libera professione di Sessuologo ed essere socio fondatore di un Centro per i disturbi del comportamento alimentare a Bologna; ha maturato esperienze quale operatore del Consultorio;  nei gruppi psicoterapici e di Mutuo Aiuto; in progetti inerenti le dinamiche adolescenziali, la sessualità in pazienti psichici e in portatori di handicap. Ha pubblicato i risultati dei suoi studi su diverse riviste del settore e non.

R: Prima domanda d’obbligo: qual è la relazione fra cibo e sesso?

dCT: Quando ci sediamo a tavola, siamo attratti dalla vista, dagli odori, indi dai sapori, dalla consistenza del cibo, così come accade anche nell’incontro sessuale, ove ugualmente vengono coinvolti tutti i nostri sensi.

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R: Possiamo parlare di similitudini?

dCT: Assolutamente sì, ciò che noi viviamo attraverso le esperienze del sesso e del nutrimento, le mere sensazioni, vengono attivate nell’uomo dagli stessi circuiti cerebrali, ecco perché spesso sono legati e vissuti come le due facce di una stessa medaglia, il piacere.

Fin dalla nascita, la suzione nell’ allattamento è la prima forma di gratificazione dell’essere umano, tanto che Freud la annoverò come “fase orale”, ossia la prima zona in cui si sperimenta il piacere.

La relazione alimentare nasce proprio dal rapporto madre-bambino/a, perché nutrirsi ha le sue radici nella relazione.

Il cibo rappresenta da sempre un momento di convivialità, ossia il piacere della condivisione del cibo, così come la condivisione del piacere nella relazione sessuale.

Il piacere nel mangiare può rimandare al piacere sessuale, e viceversa. Molte sono le allusioni ed i luoghi comuni: “ti mangerei tutta”, “questo cibo è da orgasmo”…

La persona è un “tutto” ed esprime le sue caratteristiche in tutto ciò che fa, ecco come trova fondamento il luogo comune “mangi come fai l’amore”.

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R: Cioè? Può spiegare meglio questa affermazione?

dCT: Le persone tendono ad approcciarsi a ciò che fanno proprio come loro stesse sono. La persona avida, quella altruista, quella timorosa e così via. ..

Più la relazione è intima e più calano le difese psicologiche che nella vita ordinaria o lavorativa siamo costretti ad erigere. A letto si è “nudi”, si levano tutte le maschere e le persone sono autentiche. Non è sempre facile fidarsi dell’altro o di se stessi: si può vivere l’esperienza del piacere solo se ci si autorizza a provarlo, e ciò rappresenta il motivo per cui buona parte dei disturbi sessuali sono collegati alla possibilità/impossibilità di provare piacere.

Per provare piacere, quello autentico, non ci devono essere tabù, resistenze o sentimenti di inadeguatezza. Per provare piacere con “l’altro”, bisogna poter vivere e godere di una relazione sessuata. Bisogna essere “liberi” per provare piacere, il dovere è l’antitesi del piacere.

R: Il concetto di piacere-uguale-libertà è molto interessante.

dCT: La libertà è nella scelta di poter sperimentare ed autorizzarci a vivere il piacere sessuale, così come nel gusto. Non il dover alimentarsi o fare sesso.

La mancanza di intimità, di amore, di attenzioni può essere incanalata nel cibo… Ciò rappresenta la modalità più immediata e facilmente fruibile Il cibo può “ingrassare”, riempire, è l’antidepressivo per eccellenza, da sempre ha assunto la funzione di ansiolitico e antidepressivo. La tipica “fame nervosa” si può spiegare ed interpretare se pensiamo che non si mangia più per il piacere del gusto, ma per il bisogno di riempire un vuoto interno.

Al contrario, la relazione ci “riempie”. Come il cibo.

R: E il Dottor Carlo Trecarichi Scavuzzo con cosa ama riempirsi, opps, cibarsi?

dCT: Sicuramente mi piace cibarmi. In questo prediligo piatti semplici e dai sapori marcati. Mi piace sentire l’odore del cibo, la sua consistenza al palato e soprattutto il gusto. Sapori decisi e ben delineati, senza troppe sovrapposizioni di sapori. Prediligo la sfumatura sull’amaro e sul piccante.

R: Quale rapporto intercorre fra lei e i fornelli?

dCT: Intercorre sicuramente un buon rapporto. Siamo amici, ed insieme ci soddisfiamo! Mi piace cucinare, come dicevo prima nulla di particolarmente elaborato, ma di ricercato e saporito si. (Ad esempio un buon radicchio trevigiano con gorgonzola e pancetta arrotolata in forno…)

– Continua sul blog Cannibali Vegetariani –

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