E’ così che si uccide

E’ così che si uccide. No, non fraintendetemi, non voglio pubblicare il decalogo di come far fuori il vicino rompiscatole o l’operatore del call center che vi chiama alle otto di sera. E’ così che si uccide è il titolo del romanzo di Mirko Zilahy de Gyurgyokai   edito Longanesi uscito a inizio anno. Strana storia, piena di killer seriali che di norma lasciamo agli scrittori stranieri, ma più di tutto del romanzo colpisce l’ambientazione densa costruita attorno a mostri metropolitani quali il Gasometro, la Centrale nucleare di Latina, il Mattatoio di Testaccio, l’ex stabilimento della Mira Lanza (sì, quella dei punti di cartoncino infilati nella polvere per lavatrice, che li potevi usare come Arbre Magique.)  Mostri seri, incombenti e tangibili, che fanno da sfondo a una Roma di solito dipinta in altre sfumature.
Mirko Zilahy de Gyurgyokai   cresciuto tra Roma e Latina, ha vissuto a Dublino dove ha insegnato al Trinity College, tornato in Italia ha lavorato come editor di Fazi e di Minium Fax,  si occupa di traduzioni (uno fra tutti Il cardellino di Donna Tartt), è cultore di Letteratura inglese all’Università per stranieri di Perugia, è giornalista pubblicista. Ama la birra scura.
Ho infilato Mirko nel pentolone dei cannibali e l’ho spremuto un po’. Ecco cosa ne è uscito.

Intervista a Mirko Zilahy de Gyurgyokai

R So che in questi mesi sei intento a scrivere la continuazione di “E’ così che si uccide”, e per questo hai sospeso gli altri impegni. Come passi la giornata? Smangiucchi per ispirarti o scrivi forsennatamente dimenticandoti persino la cena sul fuoco?

M Sì, sto scrivendo il secondo romanzo della trilogia degli spettri, che vede il commissario Enrico Mancini alle prese con tre serial killer sullo sfondo di una Roma sempre diversa e desueta. Io ho un rapporto passionale con il cibo ma quando scrivo non devo avere nulla vicino, perché mangiare richiede attenzione e passione. Quando poi stacco dalla scrittura mi dedico alla cucina familiare (ho due bambini!).

R Qual è il tuo villan preferito e cosa cucineresti per lui se dovessi invitarlo a cena?

M Thomas Bishop, il serial killer di Io Ti Troverò, capolavoro di Shane Stevens. Un serial killer che attraversa l’America uccidendo tutte le donne che trova sulla sua strada (sono nato e cresciuto tra le donne, non abbiamo nulla in comune io e lui!). Gli farei trovare una bella insalata vegetariana 🙂

R Il tuo commissario Enrico Mancini ha delle manie culinarie, stile la Brasserie Dauphine del commissario Maigret, le trattorie sconosciute di Montalbano o gli eccessi culinari di Pepe Carvalho?

M In realtà Mancini in questo primo romanzo è alle prese con dei problemi personali perciò diciamo che preferisce dedicarsi alle sue manie… alcoliche. E siccome io sono un appassionato d’Irlanda… Birra!!!

R Cosa faresti fare alle “care zie Abby e Martha” di Arsenico e vecchi merletti se dovessi inserirle in un tuo romanzo?

M Le vittime!!! per vendicare tutti i poveretti che sono passati per casa loro… e le ucciderei facendole morire d’indigestione di dolci. Troppo facile con l’arsenico.

R Sei cattivissimo! La figura di Lisbeth Salander protagonista della trilogia Millennium ha avuto un successo straordinario, pur avendo poco dell’ispettore classico. A te è piaciuta? Ami i colori dei romanzi del Nord? E la cucina del Nord Europa?

M Mi è piaciuta moltissimo, e amo i romanzi scandinavi, anche se il mio autore preferito di quelle latitudini resta Joo Nesbo con il suo L’uomo di neve. Sulla cucina del nord Europa posso dire che ho vissuto in Irlanda tanti anni e che ho viaggiato e sono molto goloso di certi dolci burrosissimi che fanno da quelle parti, ma che per il resto (fish&chips a parte) preferisco la cucina mediterranea!

-continua a leggere su IL SECOLO XIX –

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